Un viaggio sotterraneo tra passato e futuro: le nuove stazioni della Metropolitana di Napoli
Nel cuore pulsante di Napoli, là dove le strade moderne si intrecciano con i resti millenari della città antica, si apre un varco verso il sottosuolo: la Stazione Duomo.
Sorge in piazza Nicola Amore, ma il suo vero respiro lo si percepisce solo scendendo, metro dopo metro, fino a oltre 40 metri di profondità. È qui, in un’area ipogea vasta 7.700 mq, che ha preso forma una delle opere più affascinanti della nuova Linea 1.
Per custodirla, non è bastato scavare, è stato necessario sfidare la natura stessa del terreno, congelandolo con azoto liquido per poter lavorare insicurezza. L’intervento ha restituito alla città un frammento prezioso del suo passato: il Tempio dei Giochi Isolimpici, dotato I secolo d.C. che diventerà parte integrante del viaggio del passeggero, visibile attraverso una spettacolare cupola in vetro ideata dall’architetto Massimiliano Fuksas.
La stazione ha aperto le sue porte in versione provvisoria nell’agosto del 2021, ma il suo volto definitivo promette di essere quello di un crocevia tra archeologia contemporanea, dove la mobilità incontra la storia.
Affacciata sull’imponente Maschio Angioino, nel cuore della Piazza Municipio, si sviluppa una delle stazioni più iconiche dell’intera rete; qui il viaggio non è solo sotterraneo, ma anche attraverso il tempo.
I lavori per la costruzione della stazione hanno fatto emergere un antico porto romano e un quartiere aragonese, nascosto per secoli. Il progetto è firmato dagli architetti Álvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura.
La stazione si snoda sottoterra con eleganza, un pozzo profondo 18 metri, inondato di luce grazie ad un lucernaio di dieci metri per lato, fa da fulcro ai movimenti verticali. Scale mobili, ascensori e gallerie si intrecciano. Tra queste, una galleria lunga 225 metri si distingue per la sua ampiezza e per il tappeto mobile che la percorre, illuminata da una lama di luce naturale continua.
Oggi, la stazione è pienamente operativa, con tre ingressi attivi su cinque.
A Poggioreale, la storia assume il contorno di una trasformazione grazie al progetto dell’Architetto Mario Botta. Il cuore dell’opera è il pozzo di Stazione, scavato con precisione fino ad una profondità di oltre 16 metri.
A completare il quadro, il risanamento di 400 metri della vecchia galleria a canna unica, che collega il Tribunale con Poggioreale, un vero e proprio recupero funzionale di un’arteria sotterranea